Anche se la familiarità degli insegnanti con le ICT è in crescita, non è facile superare le resistenze culturali che ostacolano l’introduzione di pratiche didattiche che ne mettano a frutto le grandi risorse .
Secondo Fiorella Farinelli, l’ingresso nella didattica delle nuove tecnologie nella scuola italiana non è ostacolata solo dall’appartenenza degli insegnanti – o della maggior parte di essi – a generazioni per cui esse sono, se va bene, una lingua “seconda”, mentre per i digital natives si tratta di una sorta di lingua “materna”. Il problema è anche nel suo prevedibile impatto “demolitore” di molte delle caratteristiche della tradizionale didattica trasmissiva, a partire dal controllo delle modalità, degli strumenti, dei contenuti e processi di apprendimento basati sulla lezione in presenza e sul libro di testo.
In un corpo professionale molto ampio, di età media piuttosto alta e in cui per molte ragioni prevalgono atteggiamenti di conservazione, è proprio questa connotazione di radicalità innovativa che suscita inquietudini e reazioni difensive. Queste ultime risultano, peraltro, accentuate dalla concomitante presenza di altri fattori (come l’affermarsi del principio del lifelong learning), che tendono a mettere nel suo complesso in discussione la figura/funzione dei docenti come titolari di un sapere da trasmettere e prefigurano interpretazioni diverse del ruolo del formatore: l’accompagnatore dei processi di apprendimento, l’analista dei bisogni formativi, il progettista dei percorsi, l’orientatore, il valutatore.
A partire da un’analisi fondata sull’evidenza fornita da ricerche empiriche recenti o – nel caso dell’ultima indagine Iard – ancora inedite, dalle quali emergono comunque i progressi degli insegnanti italiani di fronte alle sfide poste dalla rivoluzione digitale, l’autrice cerca di evidenziare le principali questioni di natura culturale e professionale che discendono dalla necessità di ridefinire oggi il ruolo docente e di superare una visione esclusivamente o principalmente trasmissiva dell’insegnamento.
Il paper fa parte dei contributi di ricerca commissionati dalla Fondazione Agnelli per il suo Rapporto sulla Scuola in Italia 2010.