Come rinnovare spazi, tempi e modi del fare scuola in modo coerente alle risorse delle nuove tecnologie e agli stili cognitivi dei digital natives
Per adeguare la scuola italiana alle capacità e alle competenze che sono richieste per vivere e lavorare con soddisfazione nella “società della conoscenza”, non basta certoamente una maggiore presenza di nuove tecnologie nelle nostre aule.
Per suscitare l’interesse, l’attenzione e le motivazioni nei ragazzi, che oggi – salvo proprio a scuola – vivono gran parte della loro vita immersi nel mondo della Rete e delle nuove tecnologie, in relazione alle quali hanno sviluppato familiarità e peculiari stili cognitivi, occorrono cambiamenti più radicali e complessi. Questi sembrano implicare una trasformazione delle pratiche didattiche tradizionali (quasi sempre poco adatte a utilizzare al meglio le nuove risorse), della professione docente (attraversata da una crisi d’identità che va al di là dell’ancora modesta competenza tecnologica degli insegnanti), della natura stessa degli ambienti di apprendimento, con particolare riferimento all’organizzazione degli spazi e dei tempi della giornata scolastica, all’interazione fra docenti e allievi, al rapporto fra ciò che si apprende a scuola e ciò che si apprende altrove.
Il contributo curato da Vittorio Campione propone una possibile “visione” di come potrebbe (e dovrebbe) diventare la scuola nel futuro prossimo e, insieme, rappresenta un convinto e fiducioso richiamo al ruolo ancora assolutamente centrale, ma nondimeno profondamente riformato, che gli insegnanti saranno chiamati a svolgere.
Il testo rappresenta la sintesi del lavoro di un gruppo di ricerca composto da esperti italiani di diverse discipline (i cui singoli contributi integrali sono pubblicati su questo stesso sito), le cui riflessioni hanno dato stimoli e argomenti significativi per la stesura del capitolo dedicato a questi temi nel Rapporto sulla scuola in Italia 2010 della Fondazione Agnelli.