Uno studio della Fondazione Agnelli su 72 scuole medie e 6000 allievi partecipanti alla sperimentazione VSQ
Nella scuola italiana e fra gli studiosi dei sistemi d’istruzione da qualche tempo si è cominciato a discutere – talvolta assai vivacemente – di ‘valore aggiunto’ negli apprendimenti, ossia dello specifico contributo dato dal lavoro di una scuola e del suo corpo insegnante al miglioramento degli apprendimenti dei propri studenti, al netto di tutti gli altri fattori individuali e ambientali che a loro volta hanno un ruolo importante nel conseguimento di un tale avanzamento cognitivo (in primo luogo il background socioculturale di ciascuno). La ricerca e le esperienze internazionali, infatti, insegnano che una misura efficace e metodologicamente solida del valore aggiunto contestuale di una scuola (a partire dai risultati di prove standardizzate e confrontabili, che in Italia sono somministrate dall’Invalsi) può costituire uno dei pilastri di un buon sistema nazionale di valutazione delle scuole, rispetto al quale il nostro Paese sconta ancora un ritardo grave. Non l’unico, ma certamente uno dei più importanti.
Il paper di Gianfranco De Simone e di Andrea Gavosto fa parte del programma di ricerca della Fondazione Agnelli sul sistema nazionale di valutazione in Italia (a cui sarà dedicato il prossimo Rapporto dell’istituzione) e rappresenta uno dei primissimi tentativi nel nostro Paese di calcolare in modo rigoroso il valore aggiunto, in particolare quello creato nel delicato passaggio da scuola primaria (prove Invalsi di quinta elementare) a scuola secondaria di I grado (Invalsi di prima media).
Lo studio si riferisce alle 72 scuole delle province di Pavia, Arezzo e Siracusa che nel 2011 hanno cominciato a partecipare alla sperimentazione triennale VSQ sulla valutazione delle scuole promossa dal Miur.
Accanto alla stima dei guadagni cognitivi raggiunti in queste scuole e a una discussione delle implicazioni metodologiche degli approcci econometrici adottati, gli autori nella seconda parte del paper propongono alcune linee interpretative per spiegare i risultati delle scuole migliori e per rispondere al quesito di che cosa fa di una scuola “una buona scuola”.