Presentati i risultati di una ricerca della Fondazione Agnelli sui servizi per la prima infanzia
La domanda di servizi per la prima infanzia a Torino sta cambiando perché stanno cambiando il profilo socio-culturale e, di conseguenza, le esigenze della popolazione: in particolare, la domanda di asili nido è più fortemente avvertita dalle donne con un livello d’istruzione universitario, sempre più numerose, dalle coppie di fatto, dai nuclei con un solo genitore e da quelli privi di una rete di sostegno familiare in città.
Uso dei servizi per la prima infanzia: opinioni e preferenze dei genitori a Torino è una ricerca realizzata dalla Fondazione Giovanni Agnelli, nell’ambito di una più ampia collaborazione con l’Assessora alle Politiche Educative Mariagrazia Pellerino e la Divisione Servizi Educativi della Città di Torino, presentata oggi in conferenza stampa e nel corso di un seminario pubblico presso la Sala Incontri della Regione Piemonte. I dati della ricerca provengono da un campione rappresentativo di 1285 interviste (realizzate da Metis Ricerche). La ricerca è stata curata da Stefano Molina, l’elaborazione statistica dei dati è stata condotta da Martino Bernardi, entrambi della Fondazione Agnelli.
Quali sono i fattori da cui dipende la domanda di servizi educativi per la prima infanzia a Torino? Ovviamente, in primo luogo il numero delle nascite, che è in leggero declino dal 2009. La propensione dei genitori a presentare una domanda per i nidi comunali o convenzionati è, invece, intorno al 47%, con differenze fra le circoscrizioni, in gran parte spiegabili con le diverse caratteristiche ed esigenze di chi fa domanda. Apprendiamo, infatti, che i nuclei familiari con un solo genitore hanno il 23% di probabilità in più di fare domanda rispetto alle coppie coniugate, le coppie conviventi il 16% di probabilità in più dei coniugati, una madre occupata il 13% di probabilità in più rispetto a una madre non occupata, una madre laureata (a parità di altre condizioni) ben il 33% di probabilità in più rispetto a una madre con al massimo licenza media. Infine, i nuclei nei quali entrambi i genitori non sono nati a Torino (indipendentemente dal fatto di essere o meno stranieri) hanno il 25% di probabilità in più di fare domanda rispetto ai nuclei nei quali almeno un genitore è nato a Torino. Viene, infatti, a mancare a costoro l’alternativa dei nonni, ampiamente utilizzata da chi, invece, è nato a Torino.
La ricerca non fornisce sorprese per quanto riguarda le caratteristiche dei bambini che frequentano i nidi. Queste rispecchiano sostanzialmente i criteri previsti dal Regolamento comunale, in termini di priorità e di punteggi, che si rivelano pertanto uno strumento di forte impatto. L’analisi dei punteggi ottenuti da chi presenta domanda di frequenza rivela come non soltanto questi tendano a concentrarsi intorno a determinati valori, ma che sovente è al livello del punteggio 54 (tipico di una richiesta di genitori entrambi lavoratori) può avvenire la selezione, con la conseguenza problematica che possono venire accettati o esclusi bambini appartenenti a nuclei familiari sostanzialmente simili. La mancata accettazione al nido comunale e l’adozione di soluzioni alternative può avere conseguenze rilevanti sul reddito disponibile delle famiglie.
Fra le famiglie il grado di soddisfazione complessivo per il servizio è piuttosto alto: su una scala che va da 1 (per nulla soddisfatto) a 4 (molto soddisfatto), il punteggio è 3,42 per i nidi comunali o convenzionati e 3,35 per quelli privati. In modo significativo, i primi sono apprezzati particolarmente per la qualità degli spazi esterni, mentre i secondi prevedibilmente per gli orari di apertura. Si registra un consenso piuttosto elevato (quasi il 50%) sull’ipotesi – allo studio da parte del Comune – di una frequenza del nido con orari flessibili, ma senza la ristorazione.
La ricerca si conclude con uno sguardo in avanti: se dalle tendenze demografiche ci si può attendere un allentamento della pressione sui servizi educativi (le madri potenziali diminuiranno del 12% in 15 anni), la diffusione dell’istruzione terziaria femminile e una rinnovata capacità attrattiva della città potrebbero al contrario rafforzarne ulteriormente la domanda. In questa prospettiva, appare ragionevole dare vita a soluzioni che vadano nella direzione di assicurare una maggiore flessibilità del servizio (orari di apertura) e impegnarsi per migliorare la conoscenza dell’offerta, in particolare dei servizi integrativi (ludoteche, nidi in famiglia, baby parking, ecc.).