La metà dei vincitori è under 35 e il 10% ha meno di 30 anni. Ne parla Andrea Gavosto su La Stampa
Si tratta di una piccola e interessante sorpresa che in parte smentisce le aspettative più pessimistiche, anche quelle che la stessa Fondazione Agnelli aveva formulato.
Si poteva, infatti, temere che il concorso ordinario – indetto nel 2012 dal ministro Profumo, il primo da 13 anni – avesse come esito di penalizzare gravemente le leve più giovani di insegnanti. Di fatto, per la volontà politica che ne era all’origine (accelerare l’ingresso in ruolo di insegnanti precari, che – come sappiamo – hanno un’età media già elevata, intorno ai 40 anni) e per come ne erano definite le procedure di ammissione e delle prove, il concorso non favoriva i più giovani. Non ci aveva, perciò, sorpreso apprendere lo scorso dicembre che fra gli oltre 325mila candidati ai nastri di partenza il 65% avesse più di 35 anni.
Perciò i primi dati sugli esiti finali del concorso, comunicati qualche giorno fa dl Miur e non ancora del tutto completi, sono un po’ inattesi.
La percentuale dei vincitori con meno di 35 anni è molto più alta di quella di partenza, sfiorando il 50% (sono 4065 su 8303). Addirittura il 10% ha meno di 30 anni: in numeri assoluti, questi ultimi sono un piccolo drappello (795), ma se si pensa che nella scuola italiana negli ultimi anni la quota di under 30 era intorno all’1%, il segnale è comunque incoraggiante. Così come è incoraggiante apprendere che in prove concorsuali ritenute severe e rigorose i candidati più giovani siano risultati mediamente più preparati, risultando vincitori in una percentuale nettamente superiore alla partecipazione.
È solo un segnale o poco più, ma vale la pena accoglierlo con soddisfazione, sperando che l’obiettivo di un ringiovanimento del corpo docente italiano d’ora in avanti venga perseguito con maggiore attenzione e determinazione, come minimo allargando il panorama dei candidati potenziali dei prossimi concorsi anche ai neolaureati con abilitazione via TFA (in questo concorso la grande maggioranza proveniva dalle Graduatorie ad esaurimento).
Il commento di Andrea Gavosto su La Stampa è scaricabile.