Un nuovo appuntamento con l’Osservatorio Internazionale sull’Education di Scuola Democratica e della Fondazione Giovanni Agnelli
Quali sono stati in questi ultimi decenni i risultati, sul piano dell’equità ma anche della performance, conseguiti in Europa dai sistemi scolastici comprensivi – fra cui quello italiano – a confronto con i sistemi selettivi o stratificati, fra cui quello tedesco, che oggi spesso il dibattito nazionale prende a modello?
Questa è la domanda a cui si è proposto di dare risposta il nuovo dossier dell’Osservatorio Internazionale dell’Education della rivista Scuola Democratica e della Fondazione Giovanni Agnelli.
Il saggio introduttivo di Luciano Benadusi e Orazio Giancola (Università La Sapienza di Roma) è disponibile sul n.2/2014 della rivista Scuola Democratica (formato cartaceo), sul sito della rivista e su questo sito.
I quattro paper di approfondimento, rispettivamente sulla Germania (di A. Krause, IZA – Forschungsinstitut zur Zukunft der Arbeit GmbH, Bonn e di S. Schüller, FBK-IRVAPP di Trento), sull’Italia (di D. Azzolini e L. Vergolini, FBK – IRVAPP di Trento), sulla Svezia (di F. Rudolphi, Stockholm University) e sull’Inghilterra (di M. A. Hope e R. Stevens, University of Hull) sono invece disponibile solamente online sul sito della rivista e su questo sito.
La comprensivizzazione della scuola secondaria è un processo di riforma avviatosi in molti sistemi scolastici europei negli anni Sessanta e Settanta, che ha coinvolto paesi fra cui tutti quelli scandinavi, il Regno Unito, Francia, Spagna e Italia. Con le riforme di tipo comprensivo si è introdotto in una parte dell’Europa occidentale un modello scolastico unitario. All’origine delle riforme comprensive vi era soprattutto un obiettivo di equità, nel duplice significato di eguaglianza delle opportunità e di inclusione: abolire l’impatto dell’origine sociale, del genere, del luogo di residenza, dell’appartenenza etnica sulla riuscita scolastica degli studenti; assicurare a tutti il livello minimo di istruzione necessario per entrare nella vita adulta e diventare un cittadino attivo e responsabile.
Altrove, soprattutto in Germania e in Olanda, le pur importanti riforme scolastiche realizzate negli ultimi cinquanta anni non hanno mai sfociato nel superamento del modello tradizionale a canali paralleli, detti anche “selettivi” o “stratificati”.
Il dossier si propone un bilancio critico e comparato dei due diversi modelli, analizzandone anche le declinazioni nazionali di entrambi, con l’obiettivo prioritario di verificare se e quanto la promesse di maggiore equità legate al modello comprensivo e quelle di maggiore qualità legate al modello selettivo siano state mantenute nei fatti.