Martedì 19 aprile: convegno a Roma alla LUMSA
Realizzato nella Provincia Autonoma di Trento nell’arco di un biennio scolastico (2013-14 e 2014-15), il percorso sperimentale si è posto l’obiettivo di migliorare gli esiti formativi e inclusivi di alunni con BES attraverso un nuovo modello di organizzazione della didattica rivolto a classi della scuola primaria e secondaria di I grado.
PERCORSO SPERIMENTALE DI ACCOMPAGNAMENTO DEGLI INSEGNANTI
NELL’INTEGRAZIONE DI GIOVANI CON BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI
NELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
Roma, martedì 19 aprile 2016
Libera Universita’ degli Studi Maria SS. Assunta di Roma (LUMSA) – Sala Giubileo
ore 14:00 – 18:00
L’inclusione degli allievi con disabilità e con Bisogni Educativi Speciali (BES) è quasi sempre realizzata senza il necessario coinvolgimento di tutti gli insegnanti della classe, che raramente hanno la preparazione adeguata e spesso non vengono responsabilizzati nel modo giusto. Sono così purtroppo molto diffuse nelle nostre scuole le circostanze in cui l’insegnante di sostegno opera in quasi totale isolamento. La sperimentazione i cui risultati sono stati presentati oggi a Roma si propone come modello significativo e utile a superare simili situazioni.
Volta a interventi mirati a “promuovere il pieno esercizio del diritto all’istruzione ed alla formazione degli studenti con Bisogni Educativi Speciali (BES) e per assicurare l’integrazione e l’inclusione di tali studenti nella scuola”, la sperimentazione è stata promossa e gestita dall’IPRASE della Provincia Autonoma di Trento, insieme al Settore Coordinamento BES del Dipartimento della Conoscenza della Provincia Autonoma di Trento. Hanno collaborato il Centro Studi Erickson e l’Università di Trento – Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive, con riferimento in particolare agli aspetti relativi alla formazione, alla somministrazione dei test e alla raccolta dei dati scaturiti dalle varie rilevazioni. La Fondazione Giovanni Agnelli ha contribuito per gli aspetti relativi all’elaborazione dati e alla valutazione degli esiti, del processo e dell’impatto. Il progetto ha beneficiato di un finanziamento del Fondo Sociale Europeo. Per finalità, metodologia impiegata, ampiezza del contesto di riferimento e risorse impiegate il progetto ha assunto caratteri di obiettiva rilevanza e originalità in ambito nazionale, e non so
Avviato nel 2012, il percorso sperimentale, si è posto l’obiettivo di migliorare l’outcome formativo e inclusivo di alunni con BES, sperimentando un nuovo modello di organizzazione della didattica rivolto a classi della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di I Grado della Provincia Autonoma di Trento nell’arco di un biennio scolastico (2013-14 e 2014-15).
Il progetto si è fondato sui seguenti presupposti e linee d’azione: 1) dotare tutti i docenti partecipanti alla sperimentazione di una formazione di base in pedagogia speciale e didattica inclusiva; 2) accompagnare i consigli di classe partecipanti con il supporto di tutor specializzate in didattica inclusiva; 3) corresponsabilizzare e coinvolgere attivamente tutti i docenti delle classi sperimentali nell’attuazione di forme di didattica inclusiva, stimolando e rafforzando l’autonomia e il ruolo progettuale degli istituti scolastici; 4) monitorare e valutare la sperimentazione nelle sue fasi principali, prestando particolare attenzione al rigore metodologico, alla sostenibilità del processo e all’efficacia degli esiti.
L’approccio metodologico e i vincoli di contesto hanno consentito di includere nella sperimentazione 17 classi (13 primarie e 4 medie), espressione di diverse aree socio-territoriali, più altre 16 classi, con caratteristiche simili, come gruppo di controllo. La sperimentazione ha coinvolto più di 340 alunni nelle classi sperimentali e circa altrettanti nel gruppo di controllo, per un totale di oltre 660 alunni. In tutte le classi coinvolte erano presenti alunni con BES di fascia A (disabilità certificate ai sensi della L.104/92) e/o B (Disturbi Specifici di Apprendimento).
Il piano di monitoraggio e valutazione ha seguito un approccio quasi-sperimentale e individuato più target, utilizzando metodologie diversificate sia per la natura dello strumento di analisi (indagini di clima destinate ai dirigenti scolastici, ai singoli insegnanti o ai consigli di classe; test psicometrici rivolti agli alunni; test di valutazione sugli apprendimenti in italiano e matematica; osservazioni in classe e nella programmazione didattica; interviste di follow-up e focus group con insegnanti) sia per l’analisi e l’interpretazione dei dati.
Questi i principali esiti della sperimentazione:
• è soprattutto migliorato il clima all’interno dei consigli di classe e tra gli alunni su aspetti legati in particolare alla sfera delle competenze trasversali;
• dalla valutazione di impatto degli aspetti cognitivi (prove di lettura e comprensione in Italiano e test matematici) non si sono notate differenze statisticamente significative tra gli alunni del gruppo trattato rispetto a quelli delle classi del gruppo di controllo;
• alcune differenze, lievi ma statisticamente significative, si sono notate a vantaggio del gruppo sperimentale in termini di abilità non-cognitive;
• si sono osservati miglioramenti nell’approccio allo studio e, in particolare, nell’ambito delle «convinzioni» riferite alla plasmabilità e modificabilità di intelligenze e abilità. Gli alunni del gruppo sperimentale sembrano aver accresciuto la consapevolezza dell’importanza di un adeguato approccio allo studio e del proprio potenziale cognitivo, in termini evolutivi e dinamici;
• ulteriori segnali positivi (sempre in termini comparati rispetto al gruppo di controllo), si sono registrati negli alunni con BES del gruppo sperimentale con riferimento alla loro socializzazione e, in particolare, ai progressi registrati in termini di capacità di adattamento e di adeguamento alle regole sociali;
• è aumentato il coinvolgimento nei lavori di gruppo degli alunni BES da parte dei compagni delle classi trattate. Ciò ha contribuito ad attenuare l’isolamento dei primi, soprattutto nelle classi sperimentali;
• la rete sociale positiva nelle classi del gruppo trattato si è quindi infittita maggiormente rispetto al gruppo di controllo, come conseguenza di dinamiche relazionali più vivaci nel primo gruppo e che hanno investito tutti gli alunni, non solo i compagni con BES.
Il miglioramento di clima è anche il principale risultato e il merito maggiormente riconosciuto alla sperimentazione dalle analisi qualitative condotte con interviste di follow-up e dai focus group con gli insegnanti delle classi del gruppo trattato. È emerso chiaramente come maggior collaborazione e sintonia con i colleghi siano stati ingredienti importanti per affrontare e risolvere problemi della classe e per mettersi in gioco e provare strategie inclusive. In tal senso, i momenti di formazione e l’azione di mediazione e accompagnamento dal parte delle tutor si sono rivelati fondamentali per creare “spirito di squadra” e migliorare le modalità di collaborazione all’interno dei consigli di classe. Il ruolo del tutor è stato infatti riconosciuto come molto importante dagli insegnanti; molti di loro l’hanno considerata la figura cardine della sperimentazione e l’elemento di innovazione che ha permesso la realizzazione dei mutamenti nella classe. Ma del miglioramento di clima hanno beneficiato in primis gli alunni.
Infine, secondo quanto riportato nei report mensili a cura delle tutor, gli esiti positivi della sperimentazione sono così riassumibili: miglioramento del clima di classe con maggior coesione e collaborazione degli alunni; maggior partecipazione e motivazione; maggiore autostima e consapevolezza da parte degli alunni; miglioramento nel controllo dei comportamenti e negli apprendimenti; crescita dell’interesse e della curiosità; crescita nei livelli di autonomia e di capacità di assumere responsabilità.
Finalità, metodologia ed esiti della sperimentazione possono essere scaricati dal sito IPRASE. Da questa pagina è possibile scaricare la presentazione di Alessandro Monteverdi.