La riforma della formazione, dell’abilitazione e dell’assunzione dei docenti delle scuole secondarie, ora in Parlamento, è una delle milestones del PNRR, decisiva per il miglioramento della qualità dell’istruzione in Italia
Convincente e condivisibile la netta distinzione fra abilitazione e assunzione, con la prima che non può che precedere la seconda; da evitare, però, la deroga per chi ha 36 mesi di insegnamento, ma non è abilitato, con la scorciatoia di soli 30 CFU (la metà di quanti richiesti agli altri), da conseguire peraltro solo dopo il concorso.
Bene – ed era davvero ora dopo la deriva ‘minimalista’ del ministro Bussetti – la grande enfasi su una formazione iniziale (60 CFU aggiuntivi ai percorsi di laurea) e in servizio che diano un peso rilevante alla didattica, anche per i docenti delle secondarie. L’impianto generale appare in questo caso già abbastanza solido e incoraggiante, sebbene più di un aspetto vada ancora discusso e migliorato, in particolare, l’assenza nel testo di criteri di accessibilità alla formazione iniziale, le perplessità sull’opzione di farla già iniziare nel corso della triennale, il ruolo e il peso non ben chiariti dei tirocini ‘diretti’ da svolgersi nelle scuole, che invece vanno ritenuti fondamentali, come già lo sono per gli insegnanti della scuola primaria.
Una formazione iniziale di qualità e centrata anche sulle capacità didattiche, da certificare attraverso prove di abilitazione rigorose, rappresenta in ogni caso una premessa per fare crescere la qualità dell’insegnamento in Italia. Avere fin dall’inizio la garanzia di docenti ben formati e motivati da mandare in cattedra può essere un passaggio decisivo, che permetterà di pensare a nuovi meccanismi di assunzione (non escluse soluzioni di chiamata diretta, con bandi di scuola o da reti di scuole) soprattutto come strumento per superare l’attuale enorme mismatch territoriale e disciplinare fra domanda e offerta di docenti.
Molto deludente – perché di fatto inesistente, sebbene si tratti di un impegno preso dal Governo nel PNRR – è invece la definizione di un percorso articolato di carriera, con una conseguente progressione retributiva che vada oltre i meri scatti di anzianità e una spinta forte a creare quel middle management qualificato che l’autonomia scolastica richiede. Ma nel decreto di tutto ciò non c’è purtroppo traccia: solo un incentivo una tantum, mal congegnato e non per tutti coloro che portano a termine i corsi di formazione in servizio.
Questa, in sintesi, la valutazione che Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, ha dato oggi del Decreto Legge 36 – ora in discussione in Parlamento – nel corso di un’audizione del nostro istituto in Senato davanti alla I e VII Commissione riunite.
Scarica la memoria scritta dell’audizione.