E’ possibile costruire un decentramento sensato, più efficiente ed equo per la scuola italiana? Un esercizio previsivo
La discussione politica sul federalismo fiscale, sul passaggio dalla spesa storica al costo standard, sulle reali prospettive di risparmio nella spesa pubblica, comincia solo ora a entrare nel vivo. Come sappiamo, è una discussione che dovrebbe toccare molto da vicino anche la scuola.
La legge 42/2009 (la cosiddetta “legge Calderoli”) prevede, infatti, coerentemente con il nuovo titolo V della Costituzione, che l’istruzione rientri fra le materie che andranno finanziate sulla base del fabbisogno e costo standard (e non della capacità fiscale, come previsto per le altre spese). In altre parole, una volta definiti i “livelli essenziali delle prestazioni” per l’istruzione, invece di fare riferimento alla spesa storica, si dovranno definire i costi standard per l’elargizione di questi livelli essenziali, e date le caratteristiche proprie di ciascuna regione (il “fabbisogno”), lo Stato ne garantirà il finanziamento integrale tramite la perequazione.
Non è chiaro al momento quando e come Governo e Regioni intendano effettivamente proseguire con gli elementi di decentramento scolastico impliciti nelle norme costituzionali e nelle proposte di legge. Non emergono forti segnali relativi alla predisposizione delle strutture, delle stime e delle istituzioni di raccordo che dovrebbero accompagnare il processo di decentramento. Inoltre, accanto ad aspetti esogeni di criticità del dibattito politico, il forte conflitto esistente tra Regioni e Governo in merito al finanziamento della spesa sanitaria per il biennio 2010-11 ha ridotto gli spazi di incontro e dibattito tra i due attori istituzionali, riducendo ulteriormente la possibilità che si raggiunga un accordo relativamente ad un processo ordinato di trasferimento di poteri e risorse alle Regioni nel campo dell’istruzione.
Nondimeno, è utile cominciare a ragionare e a mettere insieme qualche numero per capire quale potrebbe essere l’impatto del federalismo fiscale sul sistema d’istruzione italiano. E’ quello che fanno in questo working paper Massimo Bordignon, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e Alessandro Fontana, dell’Ufficio Studi di Confindustria.
A partire dall’attuale quadro della spesa per istruzione per le diverse regioni (lo status quo delle risorse investite nel sistema scolastico) e dal quadro normativo presente, il paper individua possibili evoluzioni, sviluppando una metodologia per l’attuazione del decentramento e fornendo alcune stime sia su quale sarà l’evoluzione in termini di consistenza del personale docente della scuola nei prossimi anni (in relazione all’attuazione del piano programmatico di tagli del ministro Gelmini) sia una preliminare quantificazione del fabbisogno standard di personale qualora si proceda verso l’attuazione del federalismo.
Il contributo fa parte di quelli commissionati dalla Fondazione Giovanni Agnelli per il proprio Rapporto sulla scuola in Italia 2010.