Il Corriere della Sera presenta un approfondimento della Fondazione Agnelli sul fabbisogno di dirigenti scolastici
A breve uscirà il tanto atteso concorso per i dirigenti scolastici. Il Regolamento è stato pubblicato la scorsa settimana e il bando dovrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Il concorso ha come primo e più immediato obiettivo quello di eliminare o quanto meno diminuire significativamente il numero delle reggenze (un dirigente che assume la guida anche di un altro istituto scolastico, per mancanza del titolare), un preoccupante fenomeno che sembra ormai cronico nella scuola italiana e che negli ultimi quattro anni è andato aumentando, a causa del pensionamento di centinaia di DS, non sostituiti.
Oggi le reggenze in tutta Italia sono circa 1800, con forti differenze a livello territoriale. In alcune regioni del Nord, come Piemonte, Veneto, Friuli, Liguria ed Emilia Romagna, un DS su due ha dovuto assumere una reggenza. Con tutte le complicazioni e i problemi del caso.
Le indiscrezioni sul numero dei posti messi a concorso parlano di un numero fra i 2.000 e i 2.400, ma ancora non si sa quanti saranno autorizzati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
I nuovi dirigenti scolastici saranno sufficienti? A questo importante interrogativo prova a dare una risposta un approfondimento della Fondazione Agnelli, con elaborazioni originali su dati MIUR. Lo studio è stato ripreso dal Corriere della Sera di domenica 24 settembre.
La risposta è purtroppo negativa. Tenendo conto dei (i) bisogni attuali, (ii) di quelli che si creeranno nel futuro prossimo in ragione degli andamenti ipotizzabili delle nuove cessazioni e pensionamenti dei DS (specie per la loro età media avanzata) e (iii) del fatto che – alla luce dei Regolamento e dei tempi ormai stretti – è praticamente impossibile che il concorso si concluda abbastanaza rapidamente da assegnare i primi incarichi già per il prossimo a.s. 2018-19, le previsioni della Fondazione Agnelli sostengono che da qui a cinque anni sarebbero necessari fra i 3400 e i 3900 nuovi dirigenti. Numeri di gran lunga superiori a quelli previsti dal nuovo concorso.
“E’ come Achille e la tartaruga – ha detto al Corriere della Sera Andrea Gavosto, direttore della Fondazione – ci troveremo sempre indietro ai bisogni delle scuole, che sono poi i bisogni dei ragazzi”.
Non c’è dubbio che l’importanza del ruolo dei DS in questa fase della scuola italiana – con riforme che ne immaginano responsabilità sempre più rilevanti alla luce di una rafforzata autonomia e del dimostrato impatto che i DS possono avere sulla qualità dei risultati – meriterebbe uno sforzo maggiore di investimento e di programmazione: “La riforma ha speso tre miliardi per gli insegnanti – ha concluso Gavosto – forse sarebbe utile spendere qualche milione per organizzare meglio la selezione dei presidi”.